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martedì 25 novembre 2008

LA CRISI DEL PESCARA E' ANCHE LA CRISI DEL CALCIO ITALIANO

Non è una situazione facile quella che si sta vivendo in queste settimane a Pescara. La società versa in grave crisi e tutta la rosa (inclusi tecnici, medici, preparatori atletici e fisioterapisti) è senza stipendi da agosto. Inoltre alcuni giocatori (fra cui Zeytulaev, Sembroni e Fruci) non possono più alloggiare in un albergo di Pescara per l'inadempienza della società biancazzurra che da mesi non salda il conto.
La squadra, che milita nel campionato di LegaPro prima divisione, settimana scorsa aveva seriamente minacciato di non volere scendere in campo nella sfida con la Juve Stabia e di voler scioperare fino a quando non fossero stati onorati i contratti lavorativi.
Alla fine la compagine guidata da Galderisi domenica è scesa in campo (per la cronaca ha vinto 3-0) ma la situazione rimane delle più delicate e non si riesce a trovare una via d'uscita.
La grave crisi del Pescara offre lo spunto per fare alcune riflessioni sullo stato del calcio italiano. Siamo tutti abbagliati dalla serie A, dai campioni, dai contratti televisivi onerosi ma basta scendere in serie B per trovare le prime situazioni delicate e scendendo ancora di più di categoria si troveranno situazioni societari sempre più difficili. Alcune riescono ad andare avanti grazie ad una gestione più oculata, ma molto spesso si arriva al fallimento.
Per darvi un'idea, quest'estate nove società non sono state iscritte ai campionati professionistici dal Consiglio federale. Tra serie B e Lega Pro sono rimaste fuori Messina, Spezia, Martina, Castelnuovo, Teramo, Lucchese, Massese, Nuorese e Torres. Mentre Treviso (Serie B), Avellino, Juve Stabia, Pescara, Potenza, Venezia e Verona (Prima Divisione), Manfredonia e Scafatese (Seconda Divisione) sono riuscite ad iscriversi dopo aver fatto ricorso alla decisione della Covisoc di non accettare le loro iscrizioni. In totale 18 squadre, praticamente un girone intero della LegaPro.
E purtroppo ogni estate è così. In C ogni anno almeno 5 squadre falliscono e sono costrette a ripartire da campionati inferiori.
E' fin troppo evidente ormai che il nostro calcio, ad esclusione della serie A, non versa in buone condizioni dal punto di vista economico. Sinceramente non saprei dire con certezza i motivi. Probabilmente ci sono troppe spese di gestione e uno scarso ritorno economico. Forse alcune società effettuano determinati ingaggi o spese che non potrebbero permettersi. Personalmente non so dare una risposta precisa. E voi riuscite a darla? Secondo voi dove sta il problema?


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2 commenti:

El Cabezon ha detto...

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Innanzitutto a mio parere bisogna ridurre il numero di società professionistiche: al momento in Italia sono 132,una cifra assurda soprattutto se pensiamo che in altri Paesi europei sono abbondantemente meno della metà, quindi una profonda modifica strutturale dei campionati sarebbe il primo passo...poi vengono ovviamente gli ingaggi dei calciatori, che ormai rappresentano ben oltre la metà delle spese per un club, anche un mediocre giocatore di B si prende i suoi 100mila euro all'anno come minimo...ci vuole un ridimensionamento a tutti i livelli...ciao!

Anonimo ha detto...

con tutto il rispetto x il pescara, ma hanno fatto una campagna aquisti faraonica... alla Moratti; credo sia l'errore ke fanno molti club di C: si spendono soldi x ingaggi elevati di vecchie glorie anzicchè puntare sui giovani, questo è il vero male delle serie minori